lunedì 6 novembre 2017

Alberto da Giussano, un personaggio inventato dalla fantasia di un frate


Per molti, ma non per tutti, Alberto da Giussano fu il protagonista principale della battaglia di Legnano del 29 maggio 1176. La battaglia fu combattuta tra l'esercito imperiale di Federico Barbarossa e le truppe della Lega Lombarda, nei pressi delle località di Legnano e Borsano. 
Secondo le ricostruzioni entrambi gli schieramenti erano da tempo a conoscenza della presenza del nemico nelle aree nelle quali si svolgerà lo scontro, ma non ebbero il tempo di pianificare alcuna strategia militare a causa dell'improvviso incontro delle truppe.  Lo scontro fu un momento cruciale nella guerra intrapresa dal Sacro Romano Impero Germanico per affermare il potere sui comuni dell'Italia Settentrionale, che decisero di sorpassare le rivalità storiche alleandosi in un'unione militare guidata, simbolicamente, dal papa, all'epoca Alessandro III, denominata la Lega Lombarda. Gli eserciti ostili alla Lega Lombarda erano guidati da Federico I Hohenstaufen, denominato il Barbarossa a causa della colorazione rossiccia della propria barba che prese l'abitudine di portare durante la terza crociata, alla quale partecipò al seguito dello zio Corrado,dove entrò in contatto con pellegrini, eremiti e soldati. . Durante il XII secolo era piuttosto raro che un personaggio di alto rango portasse la barba, ad averla erano infatti personaggi come i santi, i penitenti, gli eremiti o i soldati, che non avevano gli agi e le possibilità di radersi. I regnanti preferivano ripulire la propria immagine seguendo il modello degli antichi poiché avere il volto glabro era indice di distinzione e nobiltà. 


La lega Lombarda era capeggiata da Guido da Landriano, appartenente alla nobile casata milanese dei Landriani, o da Landriano. Guido appare in due documenti storici: il primo è quello che si riferisce all'incarcerazione che subì durante la seconda discesa in Italia di Federico Barbarossa, quando ricopriva l'incarico di console di Milano; il secondo documento risale al 31 dicembre del 1167. In questo atto il nome di Guido compare tra quelli dei membri del consiglio di Milano che sottoscrissero il trattato di alleanza formato il 22 maggio precedente tra le città di Milano, Lodi, Cremona, Brescia e Bergamo.  Dato che a capeggiare la Lega Lombarda vi era Guido da Landriano, perché nella memoria collettiva appare Alberto da Giussano come leggendario comandante? Il nome di Alberto da Giussano apparve per la prima volta nella cronaca storica della città di Milano scritta dal frate domenicano Galvano Fiamma, nella prima metà del XIV secolo, ovvero 150 dopo l'epico scontro di Legnano. Alberto fu descritto come un cavaliere che si distinse, insieme ai fratelli Ottone e Rainero, nella battaglia del maggio del 1176. Secondo il frate domenicano, Alberto da Giussano capeggiò la Compagnia della Morte, un'associazione militare composta da 900 giovani accomunati dall'ordine di battersi sino alla morte senza mai retrocedere. La Compagnia della Morte, come Alberto ed i suoi fratelli, sono frutto dell'immaginazione del frate, poiché diversi studi storici hanno dimostrato l'infondatezza delle affermazioni di Galvano Fiamma. 


All'interno degli scritti del Fiamma possiamo leggere: «...Saputo dell'arrivo dell'imperatore, i Milanesi ordinarono di preparare le armi per poter resistere. E viene fatta una società di novecento uomini eletti che combattevano su grandi cavalli i quali giurano che nessuno sarebbe fuggito dal campo di battaglia per paura della morte e non avrebbero permesso che nessuno tradisse il comune di Milano; e inoltre giurarono che sarebbero scesi in campo a combattere contro l’imperatore ogni giorno. A quel punto la comunità scelse le armi e il vessillo e ad ognuno venne dato un anello in mano; e vennero reclutati come cavalieri al soldo del comune così che, se qualcuno fosse fuggito, sarebbe stato ucciso. Capo di questa società era Alberto da Giussano che aveva il vessillo del comune. Poi venne fatta un’altra società di fanti scelti per la custodia del carroccio, i quali tutti giurarono di preferire morire che fuggire dal campo di battaglia. E vengono fatte trecento navi a forma di triangolo e sotto ad ognuna c’erano sei cavalli coperti, così da non essere visti, che trascinavano le navi. In ogni nave vi erano dieci uomini che muovevano falci per tagliare l’erba dei prati come i marinai muovono i remi: era una costruzione terribile contro i nemici.» 



Perché gli scritti del frate domenicano sono da considerarsi fantasiosi e il personaggio non può godere di nessuna credibilità?
Perché Fiamma scrisse che un certo prete Leone vide, nel tumulto della battaglia svoltasi a Legnano, tre colombe uscire dalle sepolture, in San Simpliciano a Milano, dei santi Sisinnio, Martirio e Alessandro. I tre volatili si sarebbero diretti in volo verso il campo di battaglia e, appoggiandosi sul Carroccio durante lo scontro, causarono la fuga di Federico Barbarossa.
Non posso esimermi dal farvi godere della retorica del tempo: «Nell'anno 1176, incurante dei tradimenti e contravvenendo il giuramento, l'imperatore desiderava la distruzione della città di Milano. Abbandonata la città di Pavia, entra nel nostro territorio e giunge al borgo di Carate. Soltanto i Pavesi e i Comaschi erano con lui tra tutti gli italici. La Cronaca di Leone narra che arriva tra Legnano e Dairago. Era il giorno terzo prima delle calende di giugno, il giorno della festa dei santi martiri Sisinno, Alessandro e Martirio. Alberto da Giussano aveva il vessillo della comunità e con lui c'erano due fratelli, giganti fortissimi, ossia Ottone e Rainero, che portavano il vessillo per il loro fratello: sempre (gli) furono compagni sulla destra e sulla sinistra. Iniziata la battaglia, dall'altare dei sopraddetti tre martiri vennero viste alzarsi tre colombe e posarsi sull'albero del carroccio. Accortosi di ciò, l'imperatore fuggi terrorizzato. Da allora, quel giorno divenne festa solenne. Messo in fuga l'imperatore, i cittadini di Milano si arricchirono enormemente con il bottino di guerra dei Tedeschi. Venuto a conoscenza della disfatta dell'imperatore, papa Alessandro gioì molto e scrisse a Milano molte lettere esortatorie, perché era più propenso a morire che ad abbandonare la città di Milano.» 


Come dare credito ad un documento nel quale è riportato che tre uccelli, usciti dalle tombe di tre persone considerate sante, siano riusciti a sconfiggere il Barbarossa?
In realtà la fanteria comunale predispose intorno al Carroccio, un grande carro a 4 ruote recante le insegne cittadine, una resistenza decisiva che permise alla restante parte dell'esercito della Lega Lombarda di giungere da Milano e sconfiggere l'imperatore Barbarossa. Interessante rileggere un documento che riporta le cronache dello scontro, denominato gli Annali di Colonia: «I lombardi, pronti a vincere o a morire sul campo, collocarono il proprio esercito all'interno di una grande fossa, in modo tale che quando la battaglia fosse stata nel vivo, nessuno sarebbe potuto fuggire.»
Fu l'improvvisata strategia, probabilmente utilizzata in altri scontri tra comuni, a permettere ai Lombardi d'avere la meglio sulle truppe imperiali. 
L'esito dello scontro pose fine alle discese in Italia dell'imperatore Barbarossa, che dopo la sconfitta cercò di risolvere diplomaticamente la questione italica. Il suo comportamento si concluse con la pace di Costanza del 25 giugno del 1183, con la quale l'imperatore riconosceva la Lega Lombarda elargendo concessioni amministrative, politiche e giudiziarie ai comuni che ne costituivano l'ossatura.


Alberto da Giussano, pur essendo un personaggio leggendario privo di ogni certezza storica, entrò nell'immaginario collettivo come un simbolo della battaglia di Legnano. Durante il Risorgimento fu celebrato come colui che permise al popolo italiano di sconfiggere l'invasore straniero. Da ricordare che fu menzionato ne Il canto degli Italiani di Goffredo Mameli, divenuto l'inno italiano dal 1946. La battaglia in suolo lombardo divenne l'ambientazione dell'opera di Giuseppe Verdi La battaglia di Legnano. Dobbiamo ricordare che Alberto da Giussano è citato ripetutamente da Giosuè Carducci nella poesia Canzone di Legnano.
Nell'ultimo spicchio del secolo scorso la figura leggendaria è tornata di moda grazie alla nascita di un movimento politico, la Lega Lombarda. Il movimento fu fondato agli inizi degli anni Ottanta del Novecento.
Occorre ricordare che spesso la figura di Alberto da Giussano è accostata al Monumento al Guerriero di Legnano. La statua fu costruita in seguito ad un discorso proferito da Giuseppe Garibaldi, il 16 giugno del 1862, durante la sua visita a Legnano. Il condottiero invitò i legnanesi ad erigere un monumento a ricordo della famosa battaglia del maggio del 1176.


Fabio Casalini

fonte: https://viaggiatoricheignorano.blogspot.it/

Bibliografia
Rinaldo Beretta, Della compagnia della Morte e della compagnia del Carroccio alla battaglia di Legnano, A.S.L., 1914, a. XLI, fasc. 1-2, pp. 240–256 [Ripubblicato, con ampi rimaneggiamenti e aggiunte, quale seconda parte de Il giuramento di Pontida e la Società della Morte nella battaglia di Legnano: Storia o leggenda?, Como, 1970, pp. 41–82. Ripreso poi da Grado Giovanni Merlo nella silloge Alberto da Giussano: una leggenda nella storia, Giussano, 2001

Giorgio D'Ilario, Egidio Gianazza, Augusto Marinoni, Legnano e la battaglia, Edizioni Landoni, 1976

Giorgio D'Ilario, Egidio Gianazza, Augusto Marinoni, Marco Turri, Profilo storico della città di Legnano, Edizioni Landoni, 1984

Egidio Gianazza, La battaglia di Legnano, 1975

Paolo Grillo, Legnano 1176. Una battaglia per la libertà, Laterza, 2010

Augusto Marinoni, La battaglia di Legnano è avvenuta nel territorio sangiorgese, in Attilio Agnoletto (a cura di), San Giorgio su Legnano - storia, società, ambiente, Edizioni Landoni, 1992

Elena Percivaldi, I Lombardi che fecero l'impresa. La Lega Lombarda e il Barbarossa tra storia e leggenda, Ancora Editrice, 2009


FABIO CASALINI – fondatore del Blog I Viaggiatori Ignoranti
Nato nel 1971 a Verbania, dove l’aria del Lago Maggiore si mescola con l’impetuoso vento che, rapido, scende dalle Alpi Lepontine. Ha trascorso gli ultimi venti anni con una sola domanda nella mente: da dove veniamo? Spenderà i prossimi a cercare una risposta che sa di non trovare, ma che, n’è certo, lo porterà un po’ più vicino alla verità... sempre che n’esista una. Scava, indaga e scrive per avvicinare quante più persone possibili a quel lembo di terra compreso tra il Passo del Sempione e la vetta del Limidario. È il fondatore del seguitissimo blog I Viaggiatori Ignoranti, innovativo progetto di conoscenza di ritorno della cultura locale, che si avvia a diventare un vero e proprio modello di diffusione della tradizione popolare, dell’arte meno conosciuta, dei misteri e delle leggende conosciuti o meno, in un felice connubio con le moderne tecnologie. A Novembre del 2015 ha pubblicato il suo primo libro, in collaborazione con Francesco Teruggi, dal titolo Mai Vivi, Mai Morti, per la casa editrice Giuliano Ladolfi. Da marzo del 2015 collabora con il settimanale Eco Risveglio, per il quale propone storie, racconti e resoconti della sua terra d’origine. Ha pubblicato, nel febbraio del 2015, un articolo per la rivista Italia Misteriosa che riguardava le pitture rupestri della Balma dei Cervi in Valle Antigorio.

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